La tecnica a cera persa utilizzata in oreficeria è anche chiamata oggi microfusione.
Conosciuta dall’età Protostorica, tra gli esempi antichi, realizzati con questa tecnica, ci sono i Bronzi di Riace.
La tecnica usata è descritta in vari trattati. Per il Rinascimento una dettagliata testimonianza è Benvenuto Cellini, che descrive la tecnica del Perseo, insigne capolavoro dell’arte rinascimentale italiana.
Essa consiste nel modellare il gioiello in cera come una vera scultura; in seguito vengono aggiunti i canali di entrata/uscita (sempre in cera) e viene realizzato lo stampo in gesso appositamente studiato per questa operazione. Questo stampo (che di solito per contenere i costi, contiene molti oggetti, disposti a “grappolo” intorno a un canale centrale) viene riscaldato in un forno, in modo che la cera esca dai canali; una volta uscita la cera è possibile colare all’interno dello stampo il metallo fuso. Poi il gesso viene rotto e si ottiene l’oggetto dal quale vanno tolti i canali di entrata/uscita. Il gioiello viene rifinito mediante lucidatura o altre lavorazioni per ottenere il risultato finale.
La tecnica a cera persa
